Cultura e dintorni

Il convegno sul segretario del PCI

L'ATTUALITA' DEL PENSIERO DI BERLINGUER

Dopo un week end che ha visto Enrico Berlinguer protagonista a Legnano (presso le sale del Castello) di una mostra e di alcuni interessanti convegni, vi proponiamo una sintesi del discorso introduttivo del Presidente del Comitato cittadino "in ricordo di Berlinguer", Giuliano Celin, ex consigliere a Palazzo Malinverni.

Il Comitato in Ricordo di Berlinguer si costituito alcuni mesi orsono, con la partecipazione di compagni ed amici di diversa estrazione culturale e politica che in occasione del 40° anniversario della scomparsa di una delle figure politiche più significative del panorama politico italiano del dopoguerra, intendono ricordarne la figura attraverso iniziative divulgative e di confronto con la cittadinanza e soprattutto tra le giovani generazioni. Enrico Berlinguer è stato oltre che il segretario del PCI negli anni dal 1972 al 1984 anche quel leader politico che considerava la politica come una "missione" al servizio della collettività. Egli ha rappresentato la dimensione politica più alta che portò milioni di cittadini a partecipare alla vita politica del Paese, e soprattutto ad entusiasmare tantissimi giovani che si sono riconosciuti nei valori della difesa delle masse lavoratrici e dei ceti meno abbienti, nella difesa delle conquiste democratiche che negli anni 70' venivano costantemente minate dalla strategia della tensione di marca fascista e dalle trame delle Brigate rosse, nell'idea della pace tra i popoli e nella coesistenza pacifica, nelle lotta agli squilibri tra nord e sud del mondo che le trasformazioni capitalistiche globali stavano creando, in una più equa distribuzione delle ricchezze prodotte sul pianeta e nella salvaguardia dell'ambiente, nella difesa dell'emancipazione delle grandi masse femminili. Berlinguer aveva ben chiaro che ogni avanzamento nella società doveva vedere la partecipazione delle grandi masse lavoratrici attraverso l'unità di quelle forze , in particolare di ispirazione comunista, socialista e cattolica, che avevano conquistato la democrazia durante la lotta di liberazione dal nazifascismo e condiviso l'elaborazione della Costituzione Repubblicana. In un mondo diviso in quegli anni in blocchi , quello sovietico e quello americano, solo una grande unità delle maggiori forze politiche del nostro Paese, poteva creare le condizioni per un reale processo di rinnovamento e di progresso del Paese, nella democrazia e nelle libertà. Fu questo il senso della proposta di compromesso storico tra le forze politiche di ispirazione comunista, socialista, cattolica, che si fondò sulla tragica esperienza del colpo di stato fascista in Cile, dove venne assassinato il Presidente socialista Allende, senza mai dimenticare che in Europa c'erano regimi fascisti in Portogallo (Salazar) in Spagna (Franco) , in Grecia e con i colonnelli. Va quindi sottolineato che Berlinguer ebbe la capacità di sviluppare il pensiero tenendo conto dei fatti, degli errori, delle novità , delle intuizioni. E' questa sua impostazione ebbe un grande consenso popolare confermata dalla grande affermazione politica che vide circa 13 milioni di italiani votare PCI nelle elezioni politiche del 1976. Egli ebbe anche il merito di aver sollevato in tempi non sospetti la "questione morale" come idea della politica intesa non come strumento per fini personali ma come impegno civile, culturale ed etico per poter rendere concreti e condivisi i valori della giustizia sociale, della solidarietà, della partecipazione, della democrazia e della pace.

Lo Scaffale

I FRATELLI VENEGONI E IL PCI

di Red

Per ricordare l'Anniversario della fondazione a Livorno di quello che è stato, per decenni, il più grande Partito della sinistra italiana, non potevamo non citare (o meglio ricordare - permetteteci questa ripetizione) chi, nel legnanese, ha partecipato attivamente al suo radicamento nel territorio. Per questo, nella consueta rubrica "Lo Scaffale" vi consigliamo di leggere l'interessante libro pubblicato per Memesis qualche anno fa, della storica Renata Pasquetto (collaboratrice della locale sezione dell'Anpi). Il libro racconta la vita e la prematura scomparsa ad opera di assassini fascisti di Mauro Venegoni pochi mesi prima della Liberazione. Operaio, comunista tenace e intransigente, dirigente sindacale, audace capo partigiano, Mauro Venegoni, fu trucidato con orrende sevizie dalle Camicie Nere nell'ottobre 1944. Per raccontare la sua vita l'autrice, districandosi tra un'enorme mole di documenti, non può non parlare anche dei fratelli Carlo, Mauro e Pierino Venegoni: uomini indissolubilmente legati da un impegno fatto di coerenza, dedizione, studio e sacrificio personale. Quattro protagonisti di quelle battaglie che condussero l'Italia dagli anni bui della dittatura fascista e della guerra alla libertà e alla Repubblica. Le loro figure sono tratteggiate con le rispettive qualità, con le caratteristiche e le aspirazioni di ciascuno: persone in carne e ossa, e non monumenti. Il libro non poteva non trattare il rapporto dei Fratelli Venegoni ed il loro Partito: il PCI. I Fratelli all'interno del "correntismo" comunista erano chiamati "I Venegoniani".. Tanto è vero che, rispetto alla linea del Partito, i Fratelli Venegoni (e con loro altri militanti) si distaccarono spesso, avendo e manifestando idee diverse rispetto alle scelte del Comitato Centrale di Roma.

"Mauro Venegoni e i suoi Fratelli" scritto da Renata Pasquetto per le edizioni Mimesis. Il libro può esser acquistato on line o presso la locale sezione dell'Anpi di Legnano.

RIFLESSIONI

Il P.C.I., già P.C.d'I., e l'apparente tramonto del bene comune

di Alcide Cereno

Chi scrive rammenta un giudizio del padre, apparentemente un gioco di parole, sulla vita "due parole hanno fatto da sempre male all'umanità: IO e MIO; e altre due l'hanno salvata, o ci hanno almeno provato: TU e NOI".

Ecco, l'esperienza storica del PCI, il suo farsi vita comune, attenzione al bene comune, più della dimensione ideologica, per forza di cose transeunte e relativa, è quanto manda al tempo presente.

Ed è un esempio di coraggio, nel peggiore buio di una dittatura sorta al servizio di un potere reale, economico e burocratico, sicuro di poter disporre di tutto (istituzioni, economia, vita delle persone, territorio, pianeta, pensiero) nel proprio devastante interesse.

Ecco, coloro che si trovarono in un teatro a Livorno, a fondare e avviare una nuova avventura politica probabilmente, al di là del miraggio di una rivoluzione lontana (del cui successivo tradimento molti di loro ebbero la consapevolezza), avevano il più realistico obiettivo del qui ed ora del bene comune dell'Italia, e a tale valore si attennero nella loro successiva vicenda umana e politica.

Nella barbarie di oggi la loro scelta radicale per le ragioni profonde dell'umanesimo socialista declinato nella vicenda politica italiana resta di un'attualità incredibile: un comunista libertario di quegli stessi anni, Boris Souvarine, trasformò in rivista/movimento politico culturale uno slogan all'apparenza ultimativo "Socialismo o barbarie"; tale resta, ieri come oggi, l'alternativa, tra una libertà che per esser tale sia anche solidale, e una "libertà" senza i limiti del diritto e della civiltà, trasformata in puro potere egoistico-egolatrico dei nuovi padroni del mondo, una barbarie "dal volto umano".

L'Anniversario

MERLIN E QUELLA LEGGE PER LA DIFESA DELLE DONNE

Il 21 genanio del 1958 il Parlamento approvò la legge Merlin, che abolì di fatto le case di tolleranza denominate anche "case chiuse" ove oltre 3000 ragazze, in tutta la Penisola venivano sfruttate dalle matrone e dai "magnaccia" ma anche dallo Stato che su questa attività lucrava in termini di tasse. (a Legnano la Cas adi Tolleranza si trovava in via XXIX Maggio e a chi chiedeva dove si trovassero le ragazze veniva detto "segui la spada di Ariberto D'Intimiano"). La legge, ben si sappia, non ha avuto un percorso facile in un Parlamento chiuso e non aperto alle innovazioni. Fu' la tenacia di Angelina Merlin, detta Lina, socialista eletta in Veneto che perseguì il suo intento non contro la prostituzione bensì contro lo sfruttamento di queste ragazze. Con il senno del poi, per decenni la prostituzione, il lavoro più vecchio del mondo, continuò senaz remore e con essa anche lo sfruttamento e la tratta delle ragazze dai Paesi più poveri. La Merlin fu per anni il braccio destro di Matteotti dentro e fuori il Parlamento. Iscitta al Partito Socialista nel 1919, alla Merlin viene affidato da Giacomo Matteotti il coordinamento della campagna elettorale in Veneto (quando le donne non avevano ancora diritto al voto). Fu perseguitata durante il Regime Fascista (fini in carcere ben 5 volte) e fu proprio lei a scrivere il rapporto dettagliato sulle violenze fasciste di quegli anni che, poi, Matteotti utilizzo in Parlamento per il primo e forte attacco al Regime ed a Mussolini. Nella MIlano occupata dai Nazi-fascisti aiutò a nascondersi ebrei e partigiani. Dopo al LIberazione, Merlin fu uan delle ventuno donne elette per l'Assemblea Costituente, incaricata di redigere la Costituzione Italiana. Comunque la pensiate, Lina lottò in difesa delle donne per liberarle dalal schiavitù, anche dello Stato.

LO SCAFFALE

UN UOMO IN ETERNO CONFLITTO

"BAMBINO" di Marco Balzano (Einaudi Editore)

Con il suo nuovo romanzo Bambino, pubblicato l'8 ottobre da Einaudi, Marco Balzano, l'autore di Resto qui, recupera il grande tema civile della memoria e dell'identità di una civiltà segnata dagli orrori della guerra, mediante un personaggio complesso che presenta mille sfaccettature: un ragazzo deciso, che sfrutta la violenza per cercare la madre e il cui male gli si torcerà contro vertiginosamente.

Il romanzo, che si legge tutto d'un fiato, si divide in quattro sezioni, che corrispondono a fasi di vita del protagonista Mattia Gregori, soprannominato "Bambino" dai soldati fascisti per via del suo viso glabro. Per rivelazione di Tella, la compagna del padre, scopre che non è lei la sua vera madre: è da qui che inizia la sua travagliata ricerca della verità, che lo vede costretto ad arruolarsi nelle schiere degli uomini che mettono a ferro e fuoco la città di Trieste per perseguire il barbaro obiettivo del regime di eliminare qualsiasi individuo non italiano.

Se in un primo momento Mattia sembra sentirsi a suo agio con la camicia nera, una volta conosciuta la guerra entra in una spirale segnata dal rimorso e dall'incapacità di ribellarsi, poiché costretto ad agire in modo opportunista per ritrovare la madre.

Balzano ci ha abituati bene alla descrizione di ambienti segnati dalla guerra (leggete vi consigliamo IO RESTO QUI con le ambientazioni trentine di Curon e del Campanile simbolo della Città sommersa dalle acque), in cui le persone perdono tutto e cercano di vivere legate dalla solidarietà.

Un libro che vi consigliamo.

GIOVANNI NOVARA UN LEGNANESE AL SERVIZIO DELLA LIBERTA'

Intervista a Giovanni Cattaneo Autore del libro "1922 Tramonto della Libertà"

di Carlo Botta

La scorsa settimana nella Sala degli Stemmi del Comune, a cura della locale sezione dell'Associazione Partigiani, è stato presentato un'interessante libro scritto dal legnanese Giovanni Cattaneo e dedicato a Giovanni Novara, antifascista, che fu tra i primi a capire che dalla Marcia su Roma in poi sarebbero iniziati per il nostro Paese tempi bui e liberticidi. Il volume dal titolo !1922 Tramonto della libertà" ci fornisce un ritratto di un operaio legnanese che si oppose alla dittatura mussoliniana.

Cattaneo, come è nata l'idea di scrivere un libro su Giovanni Novara, antifascista poco conosciuto in città, nonostante una stele che lo ricorda ?

L'idea nasce da un atto vandalico avvenuto il 16 dicembre 2016 quando qualcuno appiccò il fuoco alla corona di alloro che ogni anno l'ANPI depone sulla targa commemorativa posizionata in via XXIX Maggio nel luogo in cui Giovanni Novara fu assassinato. L'allora Sindaco Alberto Centinaio condannò con fermezza quello che lui definì un atto stupido e molto probabilmente opera di giovani pseudo fascistelli locali. A distanza di anni un ex funzionario comunale nonché membro dell'Associazione Polis lanciò l'idea di scrivere un opuscolo su questo giovane operaio antifascista allo scopo di fare luce e chiarezza sulla sua figura e sulla Legnano degli anni '20 alla vigilia della Marcia su Roma.

Chi era Giovani Novara?

Era un operaio della Franco Tosi, iscritto alla Fiom, la sua famiglia era di idee socialiste e con il fratello Antonio partecipava attivamente alle azioni sindacali ed a quelle contro i fascisti che erano foraggiati dagli industriali e dagli agrari che temevano di perdere i propri guadagni e i privilegi di potere. Gli scontri fisici in quegli anni tra socialisti di tutte le aree ed i fascisti sono all'ordine del giorno. Il movimento fascista creato da Mussolini nel 1019 sotto il nome di "Fasci di combattimento" avevano origine dagli ex combattenti e in particolare dagli Arditi che erano avvezzi all'uso delle armi e dlla violenza fisica. Sono migliaia gli antifascisti che moriranno sotto i loro manganelli e bastoni nonché uccisi per mano armata. Giovanni Novara non si lasciò intimidire e qualche volta venne a le mani con i fascisti di Legnano protetti dall'industriale Gianfranco Tosi. Questa sua fierezza nell'affrontarli gli costò la vita per mano di cinque fascisti di cui uno armato di pistola. Fu ucciso con quell'arma dopo due giorni di ospedale dove inizialmente si pensava potesse riprendersi. Va detto che Giovanni non fece mai uso di armi e neanche ne era in possesso. Il processo ai presunti responsabili non si realizzò perché il Re fece un'amnistia generale a tutti gli omicidi eseguiti al fine di difendere lo stato di diritto. Come dire che tutti i socialisti e quelli contro i fascisti in pratica fossero considerati sovversivi.

Quale insegnamento ci ha lasciato Giovanni Novara ?

Novara ci lascia in eredità un messaggio forte, cioè che difendere le proprie idee costa fatica e sacrificio specie se danneggiano il potere costituito o le aree di potere che non vogliono perdere i propri privilegi. E' proprio l'opposto dell'indifferenza del lasciar correre pensando ai fatti propri. Quello che ancora oggi mette in crisi le democrazie nel mondo. Giovanni non stava a guardare, si metteva in prima persona contro il fascismo che avvertiva essere un pericolo per la società e per la classe operaia. Mussolini divideva gli italiani in tre categorie: Gli italiani indifferenti che rimangono nelle loro case ad attendere, i simpatizzanti che possono circolare e gli italiani nemici che non circoleranno. Evidentemente Giovanni Novara non poteva circolare.

Il fascismo non è stato un movimento politico finito il 25 aprile del 1945, è un pensiero ancora presente e strisciante nella nostra società e non sottovalutato, caso mai studiato in tutti i suoi aspetti negativi che sono ancora presenti nella superficialità dei discorsi, nella violenza verbale nel fare di tutto per far dimenticare le origini della nostra Costituzione e dello Stato democratico costato migliaia di uomini uccisi come Giovanni Novara prima e durante il ventennio fascista.

Cattaneo, legnanese, impegnato nell'associazionismo, nonché scrittore. Progetti futuri?

Questo è il mio secondo libro, il primo è una biografia di mio papà partigiano."Un ragazzo del '23" edito da "La memoria del mondo" - (Magenta). Ho scritto anche un saggio sullo scrittore soldato Arturo Stanghellini Tenente di fanteria nella Grande Guerra. Il saggio è inserito nei volumi "Gli intellettuali e la Grande Guerra" - edito da Comune di Legnano e ANPI. Non escludo in futuro di scrivere un altro libro.

Musica e Storia

Un documentario su Sky

L'ELVIS "ROSSO" CHE CANTO' LA RIVOLUZIONE

Il cantante americano Dean Reed che passò la cortina di ferro.

di Red

Un interessante documentario visibile al momento sulla piattaforma SKY canale Arte (ma probabilmente verrà trasmesso in chiaro sul corrispondente canale 8 del telecomando) sulla vita e la carriera musicale del cantante americano Dean Reed (nella foto) conosciuto come "l'Elvis Rosso" perché trascorse gran parte della sua vita anche professionale nell'Est Europa (DDR) e in altri luoghi ove c'era bisogno di un supporto alla "rivoluzione culturale della sinistra". Egli fu un sostenitore della Cuba di Che Guevara. Riproponiamo qui parte di un articolo a firma di Alberto Crespi pubblicato nel 2007 sul quotidiano "L'Unità" e vi consigliamo anche di guardare il documentario.

"... Per noi italiani Dean Reed è un volto nella folla intravisto in un pugno di film di genere degli anni 60 e 70: "Dio li crea io li ammazzo", "I nipoti di Zorro", "Il diario proibito di Fanny", "La stirpe di Caino" e soprattutto l'interminabile "Indio Black, sai che ti dico: sei un gran figlio di...", dove è co-protagonista a fianco di Yul Brynner. Ma per le masse populari della Rdt - suo paese d'adozione - e di tutto il blocco sovietico era l'americano che aveva scelto il comunismo, e che portava il rock'n'roll e i vestiti da cowboys nelle loro case. In realtà, ben prima di scegliere il lato sbagliato del Muro e di stabilirsi a Berlino Est (dove ha avuto due mogli e un figlio, e dove è morto in circostanze misteriose nel 1986), Reed era divenuto una star in America Latina, dove la sua militanza politica contro le varie dittature locali lo aveva reso "persona non grata": nel '66 fu espulso dall'Argentina e finì a Roma, dove visse il suo periodo-spaghetti western. Tornò in pompa magna in Sudamerica all'inizio degli anni 70, come amico personale e sostenitore di Salvdor Allende (la figlia di presidente è fra gli intervistati nel film); dopo il golpe del 1973 riparò in Germania Est, dove il suo status di divo raggiunse vertici impensabili. In quanto "esule" dagli Usa, tutto gli era permesso: di fatto fu l'unico cantante rock "legale" in paesi dove i dischi di quella musica degenerata circolavano solo in un floridissimo mercato nero. Quando morì stava progettando di tornare negli Usa per produrre e interpretare un film sugli scontri di Wounded Knee 1973, fra i militanti indiani i l'Fbi. La sua morte è un sospetto suicidio, e l'unica cosa certa è che Reed stava per fare qualcosa - il ritorno in patria, il film sul genocidio dei nativi americani - che sarebbe stato sgradito su entrambi i lati della cortina. Per poter ascoltare alcune canzoni di Reed potete accedere su youtube. Troverete anche un appassionata versione della famosa Bella Ciao.